il ragionevole ricordo

di e con Chiara Girolomini
musiche dal vivo Antonio Gramentieri
scene e luci Marco Bernardi
produzione m.a.ì.s. e Provincia di Rimini - argo navis

Vengono rappresentate la costrizione e l’errore in un percorso che si confronta con la dinamica di un ipotetico progetto esistenziale, per imprimere nella memoria un tragitto che diventa prima fisico poi mentale.
Una sorta di allenamento alla vita che non riesce mai a raggiungere la perfezione spaziale. La riflessione sullo sguardo unidirezionale (cioè da parte dell’osservatore su chi è in scena e non viceversa) rappresenta l’incipit concettuale da cui la danzatrice parte per intraprendere il suo lavoro performativo. Lo stato di cecità rivolge i sensi, causa disorientamento, limita l’azione, inibisce la totale coscienza e padronanza di sé.
Il ragionevole ricordo di un destino è una variazione sul tema della costrizione volontaria in percorsi e intervalli programmati e ripetuti. Un impossibile tentativo di rappresentazione neutrale della memoria, mai del tutto fedele a ciò che è stato.

L’ordine è ciò che si chiama tornare verso il destino,

tornare verso il destino è la costante,
non conoscere la costante è follia.


La prima tappa di questa ricerca sul non-vedere è stata la performance Progetto per una preghiera #1
presentata per la prima volta a Roma nella chiesa sconsacrata di San Romano, ex istituto angelo mai occupato; seguita poi dallo spettacolo Zero orizzontale, realizzato nell’autunno 2006 a Praga, prodotto dal Tanec Praha e Ponec Theatre all’interno del programma MAPxxl - mobility in art process e con il contributo del Gai - associazione per il circuito dei giovani artisti italiani.

"Il ragionevole ricordo di Chiara Girolomini, coreografa e performer (da Rimini) attenta all’aspetto plastico della scena.
Attraverso questa sua performance Chiara Girolomini in sostanza si chiede: può il ricordo essere ragionevole?
In un paradossale tentativo di renderlo tale la danzatrice esegue bendata un percorso disegnato sul nero della scena ideata dall’artista Marco Bernardi, mentre risplendono le linee bianche, illuminate da tante lampadine poste ad un metro di altezza dal suolo, ma lei non può vederle eppure le percepisce con il corpo. Un ricordo che si fa invadente ed ingombrante, che grava sulla sua testa come le lampadine, che brilla come le linee bianche sul nero e che lei ha studiato talmente a fondo da riuscire a ripercorrerlo, anche se a volte sbaglia, perché resta comunque ad occhi bendati. E le linee sa riconoscerle perché le ha messe lì lei, proprio come i ricordi, creati dal soggetto, che non comprendono mai la visione dell’altro." di Chiara Pirri

(http://www.retididedalus.it/Archivi/2009/luglio/TEATRICA/nuovascena.htm )
un articolo dal blog di massimo marino:

foto di claudio martinez
foto di claudio martinez